Se tutte le donne (Laila Wadia)

Se tutte le donne sapessero il potere che hanno
(da un editoriale di Giovanni De Mauro sull’ “Internazionale” del 29 novembre 2010 riportato in calce ai racconti)

Quattordici racconti di quattordici donne. Quattordici scorci di vita (reale, ci assicura – e le credo – l’autrice), di sofferenza, di riscatto, di passione, di dolore e di gioia.

Ho sentito, qualche settimana fa, una intervista radiofonica all’autrice del libro e devo dire che mi ha subito “catturato”. Per spiegarvi perché devo raccontarvi un frammento del mio pensiero sulle donne in generale, che trovo molto in linea con quanto espresso dall’autrice nell’intervista e – l’ho visto dopo – dal pensiero di De Mauro espresso nell’editoriale riportato in calce ai racconti. Secondo me, infatti, se qualcuno può salvare questo mondo, è la donna. Attenzione, non dico che la donna è, in tutto, migliore dell’uomo ma piuttosto che uomo e donna sono fatti per completarsi a vicenda. Proprio alcuni aspetti della donna riescono a migliorare l’uomo. Per questo dico che: se noi uomini lasciassimo fare un po’ più alle donne (visto siamo in periodo pre-elettorale aggiungo: se noi uomini lasciassimo più spazio alle donne in parlamento) forse le cose andrebbero meglio.

Ma torniamo a parlare del libro. Come vi accennavo poco sopra sono 14 racconti di donne emigrate. Molti riguardano donne fuggite dal loro paese e arrivate in Italia, ma alcuni (uno in particolare) parlano di nostre connazionali all’estero.

Confesso che mi aspettavo racconti di coraggio, di riscatto, ed invece ho trovato anche dolore e disperazione. E in alcuni casi ho scoperto lati della femminilità che non conoscevo: non avevo mai riflettuto, infatti, su quanto sia importante e pesante, per una donna, la questione della infertilità (su cui si basano due racconti). Se in certe culture e popolazioni è ancora una maledizione divina, rimane comunque pesante e avvilente anche in paesi “evoluti”.

Mettermi a fare un sunto dei 14 racconti mi sembra eccessivo: alcuni (ad esempio “Rosa”) sono corti appena 4 pagine. Posso però accennarvi due denominatori comuni a tutti i racconti: i personaggi femminili principali portano tutti nomi di fiori, e in tutti i racconti c’è un viaggio, affrontato o da affrontare. Avere il nome di fiore è come far parte di un grande giardino (metafora del mondo) in cui ognuno, con la sua specificità (colore e forma dei petali, profumo), porta allegria e freschezza. Il viaggio, invece, è sinonimo di passaggio da una condizione ad un’altra: una fuga dal proprio Paese in guerra, o dalla miseria; una fuga dalla realtà che ti circonda, un viaggio per ritrovare di nuovo sé stessi.

Un ultima nota più “tecnica” (sì, come no, come se io fossi un grande esperto di narrativa e scrittura): letterariamente (stile di scrittura, parole) i racconti sono nella media, niente di speciale – se si escludono alcune piccole perle. La ricchezza di questi racconti, infatti, non sta nella scrittura ma nella storia che viene raccontata. L’autrice fa spesso uso – forse influenzata dagli stili letterari delle sue origini – di metafore e immagini: ed io apprezzo molto le metafore e mi sono innamorato di alcune di esse. Forse è per questo che il racconto che ho più apprezzato è “Ascoltare il silenzio”, che è quasi una lettera aperta di una madre al figlio che porta in pancia: racconta le sue origini e la voglia di cambiare per lui, per renderlo più integrato in questo nuovo mondo dove crescerà. Ed usa molte metafore, alcune molto belle. Il racconto ha anche una ulteriore caratteristica: è l’unico in cui i respira una speranza più aperta. In tutti i racconti c’è una vena di tristezza o di disperazione che accompagna uno o più personaggi, ma in questo l’accento è messo più su quel che sarà piuttosto che su quel che è stato.

Insomma, ora che si avvicina la festa della donna… uomini, perché non regalate alle vostre donne questo libro promettendo loro di ascoltarle più spesso? E magari leggetelo anche voi, che vi (ci) farà capire alcuni aspetti dell’universo femminile a cui non avevamo mai pensato. E voi donne prendete coraggio: se riuscite a migliorare noi uomini riuscirete senza problemi anche a migliorare il mondo. E tutti ricordiamoci che siamo facce della stessa medaglia: uomo e donna. Non c’è un fronte o un retro, ma è una medaglia che potrà esser completa solo se le due facce si ameranno, si rispetteranno e si sosterranno a vicenda.

Buona lettura.

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